Atelier

Giuditta che uccide Oloferne
 





Ci troviamo all'interno della cappella Sistina.
Ai lati del profeta Zaccaria si trova una porzione di volta dipinta chiamata vela di volta proprio per la sua forma, si tratta infatti di un grande ventaglio in cui la parete retta incontra quella curva della volta, una sorta di struttura di raccordo.
Tutte le quattro vele rappresentano scene di riscossa del popolo ebraico, di nemici invincibili sconfitti da persone comuni, addirittura da una donna.
La scena è tratta dal racconto biblico che la ambienta durante il periodo della dominazione assira quando il re Nabucodonosor affida al generale Oloferne l'incarico di punire gli israeliti ribelli e di distruggere la città di Betulia. Quando tutto sembra ormai perduto e l'assedio assiro ha sfiancato la popolazione ecco apparire Giuditta, una bellissima vedova che armata solo di astuzia e fede si reca presso l'accampamento nemico con la sua ancella, intenzionata a ingannare il generale e a salvare la sua gente.
Fingendosi una traditrice doppiogiochista si offre di aiutare gli assiri ma il generale colpito dalla bellezza della giovane durante un banchetto si lascia trasportare dall'ebbrezza e ubriaco finisce nella sua tenda con Giuditta che a quel punto gli taglia la testa senza pietà, liberando così dalla schiavitù il suo popolo.
Un sacrificio necessario da compiere guidata dalla giustizia della fede.
Michelangelo qui rappresenta il momento successivo al gesto della giovane donna, l'efferatezza del crimine non è esplicitata: Giuditta esce dall'accampamento con la testa del gigante nella cesta, aiutata dalla sua fedele serva.
Vedete come la scena sia aperta a due momenti: sulla destra il corpo decapitato giace nudo tra le lenzuola, sembra ancora in vita, il corpo infatti non è abbandonato e pesante come dovrebbe essere ma sempre vigoroso e possente come nella tradizione michelangiolesca, Giuditta dal canto suo si sta preoccupando di coprire con un panno le prove del suo crimine per poter scappare.
Le donne entrambe rappresentate di spalle hanno vesti colorate con colori sgargianti, in contrapposizione con l'intorno che appare cupo e silenzioso, anche il soldato sulla destra dorme ubriaco appoggiato al suo scudo, ignaro dell'accaduto.
Le fattezze delle donne sono molto mascoline come tutte le figure michelangiolesche, ricordiamo infatti che Michelangelo non utilizzerà mai modelli femminili solo uomini, perché meglio si piegavano alla sua idea di pittura, che era forte e scultorea, fatta di carne e sangue e non solo a causa della sua omosessualità.


Il miracolo della Cappella Sistina
Vi voglio raccontare una storia. Per me è quasi come una fiaba della buonanotte. Vi racconto il miracolo della nascita di quel capolavoro che tutti conosciamo come Cappella Sistina. Quando il papa Giulio II chiamò a Roma Michelangelo, che se ne stava beato a Firenze a rivaleggiare con il nemico giurato Leonardo nella sala del Maggior Consiglio in Palazzo Vecchio, non aveva nessuna intenzione di essere con lui morbido o accondiscendente anzi. Lo ingannò per bene!!! Lo chiamò con l'illusione di fargli realizzare il più grande monumento scultoreo del mondo, la sua tomba, un progetto così ambizioso che se fosse andato in porto avrebbe occupato Michelangelo a scolpire marmo per il resto della sua vita. Immaginate Michelangelo: gli viene proposto il lavoro della vita, sculture, sculture e sculture....e per il papa per giunta, ad un artista che prima di tutto si era sempre definito uno scultore, diceva di non padroneggiare l'arte della pittura e non aveva mai fatto un affresco prima della Sistina, pensate un po' voi cosa avrebbe creato se fosse stato davvero bravo!!!! Insomma il papa lo chiama a Roma e lui non ci pensa due volte a lasciare incompiuto il suo progetto per questa nuova fantastica avventura che si trasformerà per l'artista in un autentico calvario!!!
Il papa infatti pare poco interessato ai progetti che Michelangelo gli propone, ai tempi il Bramante era sovraintendente alle fabbriche pontificie, il che voleva dire si occupava di tutti i lavori urbanistici e non solo per il papa. Inoltre Michelangelo che soffriva un po' di manie di persecuzione era convinto che tutti cospirassero alle sue spalle e che addirittura volessero congiurare contro di lui per ucciderlo....
Il papa inoltre era avaro quando si trattava di finanziare il suo progetto ed era troppo occupato a pensare alla guerra che alle ragioni di Chiesa o d'arte, la sua spina nel fianco era la città di Bologna che retta dalle famiglie Baglioni e Bentivoglio, da sempre sanguinari e guerrafondai nemici del papa, davano delle belle gatte da pelare a Giulio! Per tenere buono l'artista gli commissionò di affrescare la volta della cappella sistina che era rimasta "senza dipinture" e gli disse che voleva i dodici apostoli in un cielo stellato. Tema banale, per un lavoro banale di cui Michelangelo non si sentiva all'altezza non avendo mai prima di allora affrontato né un affresco, né simili dimensioni.
Dovete pensare alla complessità della tecnica che si porta dietro l'arte di macinare i colori, mescolarli, stendere la malta, l'intonaco, preparare i cartoni e tutto il resto, senza contare che l'artista avrebbe dovuto anticipare di tasca propria tutti i denari per l'acquisto del legno per i ponteggi, delle funi e di tutto il materiale utile visto che la cappella pontificia doveva esser utilizzata per dire messa!!!
Così una sera dopo aver già terminato il primo apostolo scese dal ponteggio a notte tarda e si diresse verso una locanda e lì seduto ad un tavolo, mentre scarabocchiava schizzi sul tavolo vide una scena che lo illuminò: un avventore si lamentò con l'oste perché il vino non era buono così l'oste andò personalmente ad assaggiarlo dalla botte e dopo averne bevuto qualche sorso lo sputò disgustato. A quel punto prese tutto il vino della botte e lo gettò via dicendo: "quando il vino non è sincero si butta". Detto ciò Michelangelo uscì di fretta dalla locanda e salito sul ponteggio della 
Sistina rovesciò un secchio di colore sul suo apostolo, mise in subbuglio tutto e scappò a Firenze.
Il papa lo fece inseguire fino al confine con la Toscana ma lui era già entrato nei domini fiorentini e non aveva nessuna intenzione di ritornare a Roma nonostante le insistenze di Giulio, per non rischiare una guerra col papato Pier Soderini, gonfaloniere della città di Firenze cercò di far ragionare Michelangelo che di certo non aveva fama di uomo mansueto....
Si decise a tornare solo alle sue condizioni: raggiunse il papa alle porte di Bologna, dove era accampato fuori dall'assedio della città e gli mostrò il progetto per la nuova Sistina così diversa e meravigliosa rispetto all'idea del papa e quando Giulio accettò il progetto e Michelangelo se ne andò il suo tesoriere gli disse: "Ma Eccellenza questo non è ciò che avete chiesto" e il papa rispose: "No, io ho chiesto un affresco e lui mi darà un miracolo".






Ecco la storia d'amore più bella di sempre, quella di Amore e Psiche: esistono tre copie dello stesso tema che si differiscono di alcuni particolari ma la più bella per me è questa, la prima, quella che potrete ammirare al Museo del Louvre, nelle altre copie i personaggi sono in piedi. L'opera con un sottile e raffinato erotismo rappresenta il Dio Amore che è in contemplazione della sua amata Psiche che lo ricambia dolcemente. Nell'attimo che precede il bacio, c'è un momento carico di tensione emotiva ma che non sconvolge di passione quanto l'atto stesso, esplicitato, provocherebbe nello spettatore. Il tempo si ferma nel sublime momento dell'attesa, del desiderio che rimane sospeso, anche i personaggi sono bloccati nei loro corpi perfetti dalle forme di adolescenti, in quel principio di assoluta bellezza e di sublime che era il messaggio primario dell'arte del Canova. La scultura è stata concepita per essere vista in rotazione per questo è posta su una pedana girevole che ci permette di cogliere ogni dettaglio a 360°. L'opera si interseca con lo spazio facendo vibrare i personaggi che unendosi formano una specie di X. Il marmo bianco, levigato e tornito, diventa luce pura. Le figure poste in diagonale divergono tra loro: Psiche con le braccia a ovale che incorniciano il volto del Dio per cingerlo formano uno spazio intimo in cui si sta per sprigionare il desiderio più puro, la forza motrice che fa esplodere il mondo, il desiderio senza fine di questo bacio mai dato, diventando il punto focale del duo. La scena è tratta dalla classica scena di Apuleio: Psiche, mortale, diventa sposa ignara di Amore, un Dio, che può vedere però solo di notte. La bellezza di Psiche rivaleggiava con quella di Afrodite, che invidiosa e gelosa come tutte le dee capricciose, manda il figlio Amore a colpirla con una delle sue frecce per farla innamorare dell'uomo più brutto del pianeta e coprirla così di vergogna, ma il Dio sbaglia mira e colpisce il suo piede innamorandosi perdutamente della fanciulla. Così per non irritare la madre Eros incontra l'amata solo al buio, travolti da grandi passioni. Ma Psiche diventata curiosa e istigata dalle sorelle una notte, mentre l'innamorato le giace accanto addormentato lo illumina con una candela per vederne l'aspetto e una goccia di cera bollente cade sul dio che si risveglia. Adirato per il tradimento l'abbandona per sempre. Psiche aveva perduto l'amore tradita dalla vista più che dai sensi. Da allora Psiche comincerà a vagare per il mondo in cerca dell'amato, sottoposta dagli dei a moltissime prove soltanto alla fine delle sue penitenze si ricongiungerà con Amore, diventandone la moglie.

 

2 commenti:

  1. Racconto bellissimo e raccontato in modo affascinante. Bravissima!!!!

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    1. Evviva Wally che mi ha lasciato un commento tutti gli altri fanno i timidi!!

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